giovedì 18 gennaio 2018

Le streghe di Eastwick

Le streghe di Eastwick di John Updike, CDE, 1986.
Numero pagine: 294
Titolo originale: The Witches of Eastwick
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 1984
Prima edizione italiana: 1986
Genere: romanzo
Ambientazione: Eastwick, città fittizia del Rhode Island
Epoca: anni 60
 
Come ormai si sarà capito, leggo più o meno tutto quello che mi capita sotto mano sulle streghe, che sia un saggio o un romanzo.
Di Le streghe di Eastwick avevo visto il film anni e anni fa, così ho pensato di leggere il libro, visto che spesso il testo scritto risulta molto più bello dell’adattamento cinematografico. Ma in questo caso sono rimasta delusa.
Il romanzo ambientato nell'America contemporanea, parla di tre donne, Alexandra, Jane e Sukie, madri divorziate che conducono la loro vita nella cittadina di Eastwick, fra figli quasi appena nominati ed amanti sposati. Le tre donne, in qualche modo in contatto con le forze naturali, sono tre streghe, ma usano i loro poteri in maniera del tutto irresponsabile. A smuovere la trama arriva un ambiguo uomo di New York, Darryl Van Horne, al quale le tre donne finiscono per avvicinarsi e intessere un qualche vago tipo di relazione, alternando fra fiducia e gelosia reciproca.
L’indroduzione di un quarto elemento femminile, Jenny, rompe l’equilibrio creatosi, e spinge le tre donne a praticare un incantesimo che conduce Jenny alla morte. La storia si conclude con la loro partenza da Eastwick ed una nuova relazione per ognuna.
Come si vede la trama è piuttosto scarna, e priva di significativi colpi di scena; lo stile è piuttosto prolisso e descrittivo anche se interessante nella sua originalità, ed i personaggi non sono ben delineati, inoltre non sono proprio riuscita a provare simpatia per nessuno. Il rapporto con i poteri naturali delle tre donne, in particolare Alexandra, è stato l’unico tratto che ho veramente apprezzato, ma è sicuramente messo in ombra dalla grettezza e piccolezza del personaggio, come anche delle sue compagne.
Sicché non lo consiglierei, non è per nulla un racconto irrinunciabile né particolarmente avvincente, e sull'argomento streghe si trova sicuramente di meglio.
Nel 2008 è uscito il seguito, Le vedove di Eastwick, che se proprio mi capitasse per le mani potrei anche pensare di leggere, ma non avendo apprezzato il prequel dubito mi piacerebbe.

Il labirinto delle streghe

Il labirinto delle streghe di Jeanne Kalogridis, Newton Compton, 2009
Numero pagine: 365
Titolo originale: The Burning Times
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 2001
Prima edizione italiana: 2006
Genere: romanzo storico, sentimentale
Ambientazione: Francia
Epoca: XIV sec.
Anche questo volume, tanto per cambiare, viene dal mercatino dell’usato. Ero un po’ indecisa se prenderlo o meno, ma poi, la mia solita curiosità per tutte le varie declinazioni di “strega” ha avuto la meglio e l’ho letto.
Intanto c’è da dire che il titolo, come spesso succede per le traduzioni italiane, non c’entra nulla con la storia narrata; l’originale titolo inglese che in italiano suona come Il tempo dei roghi è molto più appropriato.
Il racconto, ambientato nella Francia del 300, si apre con la protagonista, una giovane donna, che si lascia catturare da un non meglio precisato nemico, viene imprigionata e inizia un processo per stregoneria contro di lei. Ad interrogarla vengono mandati un giovane monaco, Michael, e padre Charles, che ricevono pressioni dalle alte cariche affinché la condanna arrivi entro pochi giorni.
Il giovane monaco, rimane affascinato dalla presunta strega, la badessa Marie Françoise, la quale accetta di raccontare la propria storia solo a lui.
Buona parte del libro ripercorre quindi la vita di Marie, fin dalla sua nascita, adombrata da un tentativo del male di prenderne il potere, ma allietata dalla presenza e dall’insegnamento di sua nonna, una donna d’origine italiana dedita alla magia, seguace di Diana alla quale dedica la bimba.
Marie-Sybille (questo il nome impostole dalla nonna) apprende che esiste una Razza, quella delle streghe, dotate del potere della Vista, fedele ad una Dea, che sopravvive sfuggendo alle persecuzioni. Lei per nascita dovrà salvarli tutti, unendosi al suo compagno predestinato e sconfiggendo il male, che altrimenti li annienterebbe.
Tuttavia la peste si abbatte sulla famiglia, e la nonna viene catturata e bruciata, ma l’anziana donna affronta il rogo volontariamente, in una magia d’amore che rafforzerà il potere della nipote.
Seguiamo quindi le traversie di Marie, accolta in un convento (che si scopre essere retto da appartenenti alla Razza), la quale affina i suoi poteri, cerca di confrontarsi con le sue paure e di prepararsi all’incontro con il suo Amore. Anche ciò che resta dei cavalieri templari, in realtà protettori della Razza e di colei che dovrà salvarla, partecipano agli eventi.
Ma il male, portato da un religioso anch’esso dedito alla magia, poiché appartiene alla Razza, pur odiandola e cercando di estirparla, cerca di catturare più volte sia lei che Luc de la Rose, il giovane cavaliere che si scopre essere il predestinato compagno di Marie.
Gli eventi precipitano fino alla cattura e alla presunta morte sul rogo di Luc, ma in conclusione si scoprirà che Michael altri non è se non Luc, i cui ricordi sono stati eliminati in un estremo gesto di odio dal Nemico, il vescovo che voleva spingerlo a mettere a morte la sua amata.
Il lieto fine è assicurato.
Vediamo che gli spunti storici sono mescolati in maniera da far pensare al più puro minestrone new age: culto dianico, templari, magia ebraica; inoltre la fortuna dei protagonisti, che riescono sempre a cavarsela, mina la verosimiglianza del racconto. Tuttavia, l’ho trovata, sorprendentemente, una lettura abbastanza piacevole.
I personaggi sono piuttosto unidimensionali (non c’è la profondità e l’ambiguità dei pensieri reali), ma mi è piaciuta l’attenzione al potere che paura e rabbia possono avere su di noi, che è uno dei nodi centrali del romanzo; poi chiaramente i cattivi sono cattivissimi e i buoni buonissimi, cosa che mi lascia sempre un po’ perplessa ma mi riporta anche alla mente le favole in cui ogni personaggio rappresenta una singola idea o emozione.
In conclusione quindi non è uno di quei libri che bisogna avere in casa, ma è stata comunque una lettura leggera e non spiacevole.

giovedì 4 gennaio 2018

Il racconto dell'ancella

Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood, Mondadori, 1988.
Numero di pagine: 313
Titolo originale: The Handmaid's Tale
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 1985
Prima edizione italiana: 1988
Genere: romanzo distopico
Ambientazione: Stati Uniti
Epoca: fine XX sec.

Ho letto questo libro - purtroppo - solo dopo aver visto l'omonima serie del 2017, prima non lo conoscevo, ma, benché preferisca sempre leggere prima il libro e poi dedicarmi ai rifacimenti cinematografici, è stata comunque una scoperta piacevole, visto che entrambi mi hanno appassionato.
Anche questo libro l'ho trovato provvidenzialmente usato: ero stata tentata di comprare l'ultima edizione di Il Ponte delle Grazie, ma scartabellando fra i libri del mercatino dell'usato, me lo sono trovato davanti. Immaginate la soddisfazione: pagare 2 euro invece di 17 proprio il libro che desideravi leggere.
Quella che ho trovato è la prima edizione italiana, uscita 3 anni dopo la prima in lingua originale; sicché sono passati più di 30 anni da allora, ma Il racconto dell'ancella è ancora straordinariamente attuale.
Il racconto in prima persona è quello di Difred (nell'originale inglese Offred, il suo nome di nascita è vietato, sostituito da questa qualifica di appartenenza al Comandante di nome Fred) che vive negli odierni Stati Uniti sul finire del '900. In seguito a inquinamento, guerre e conseguenti disagi, fra cui un drastico calo della fertilità mondiale, ha preso il potere un gruppo teocratico (basato sul Vecchio Testamento), patriarcale e rigidamente gerarchico, chiamato la repubblica di Galaad, portando ad una società strettamente irregimentata in "caste" sia per gli uomini che per le donne. Ogni fascia sociale deve assolvere a determinati compiti ed è costretta ad indossare abiti che ne identifichino l'appartenenza: al vertice stanno i Figli di Giacobbe, i Comandanti e le Mogli (vestite di blu), ci sono poi le Figlie (vestite di bianco) destinate al matrimonio combinato con gli Angeli, ovvero i soldati; le Marte (verde) cioè le donne anziane o non fertili che curano le case dei Comandanti il cui nome è dovuto a Marta, la sorella del biblico Lazzaro; gli Occhi,cioè le spie presenti in tutto il tessuto sociale; i Guardiani giovani ai quali non è ancora permesso avere una donna, le Economogli dai vestiti multicolori, le Zie (marrone) le controllore delle altre donne, ed in fine le Ancelle dalle vesti scarlatte. Le Ancelle si situano al margine della gerarchia femminile, poiché il loro compito è importante per Mogli e Comandanti, quanto scomodo: sono donne fertili  che unendosi ai Comandanti (sempre alla presenza della Moglie ed in maniera ritualizzata) porteranno in grembo quelli che diverranno a tutti gli effetti figli della copia, il tutto ricalcato sull'episodio biblico di Rachele, moglie sterile di Giacobbe, e della sua serva Bilah i cui figli divengono di Rachele.
Difred è un'Ancella, il suo racconto spazia dal presente, durante la sua permanenza nell'abitazione del Comandante Fred e della Moglie Serena Joy, al passato, con flashback sulla sua vita  con il compagno Luke, (forse giustiziato) e sull'ascesa al potere di Galaad e delle conseguenze per le donne.
Nella finzione letteraria, la storia che noi leggiamo è una registrazione su nastro fatta da Difred, e ritrovata duecento anni dopo, infatti l'ultima parte del libro, consiste in un discorso del prof. Pieixoto durante il  Dodicesimo Simposio di Studi Galaadiani, e nel tentativo di ricostruire l'identità e la storia dell'Ancella Difred.
La narrazione si alterna fra le parti notturne, durante le quali Difred è sola, è sé stessa, e ricorda il suo passato, e quella diurna durante la quale si svolgono gli eventi, tuttavia sono unite da salti dal presente al passato e dal flusso di pensiero della protagonista.
Chi ha visto la serie tv, avrà notato che la parte dedicata dalla scrittrice a Luke e Moria è molto minore, ed anche Janine e Diglen hanno ruoli minori.
La frase più celebre tratta dal libro, che Difred trova incisa nella sua camera da una precedente Ancella, Nolite te bastardes carborundorum "Non lasciare che i bastardi ti schiaccino", è stata ripresa in tempi moderni da gruppi femministi.

Elementi comuni agli altri principali romanzi distopici
Il racconto dell'ancella si inserisce nel solco dei romanzi distopici del 900 di cui i più famosi rappresentanti sono Il mondo nuovo di Aldus Hyxley del 1932, 1984 di George Orwell del 1949 e Farenhait 451 di Ray Bradbury del 1953.
In ognuno dei racconti su citati il gruppo al potere ha trovato il modo di spezzare i legami fra gli individui, in modo che fiducia ed empatia siano bandite dalla società, rendendo più facilmente controllabili i cittadini. Ne Il racconto dell'Ancella il meccanismo è simile a quello di 1984: un sistema di spionaggio e delazione talmente ampio che spinge le persone a non fidarsi di nessuno, abolendo anche la solidarietà femminile; in Farenhait 451 e in Il mondo nuovo il controllo sociale è apparentemente meno stretto ma anche più subdolo, poiché si basa sul tenere le coscienze "addormentate" tramite l'uso di droghe, comodità e distrazioni varie.
L'esistenza di un qualsiasi tipo di resistenza o gruppi di dissidenti è piuttosto incerta sia in Il racconto dell'ancella che in 1984; in Farenhait 451 invece il protagonista finisce per unirsi ai ribelli, mentre in Il mondo nuovo il protagonista è originario di un piccolo gruppo al di fuori del condizionamento sociale imperante. Laddove l'esistenza di un qualche gruppo di opposizione sia incerto, spesso a causa della mancanza di informazioni credibili e non manipolate, manca anche la speranza di un qualche tipo di cambiamento, infatti è proprio la scoperta di una possibile via di uscita che muove gli eventi dei personaggi di Atwood ed Orwell.
In tutti questi racconti (tranne ne Il mondo nuovo) nel corso della narrazione si trovano accenni ad una guerra combattuta in un luogo relativamente distante, ma che determina molti aspetti sociali (la creazione di nemici per instaurare il controllo sulla popolazione è magistralmente esposta anche nell'altra opera di Orwell, La fattoria degli animali).
Ne Il racconto dell'ancella non c'è un unico grande capo come il Grande Ford de Il mondo nuovo o il Grande Fratello di 1984 ma l'affinità è data dalla rigida stratificazione sociale indicata anche dal colore obbligatori dei vestiti a seconda della "casta" di appartenenza, biologicamente indotta in Huxley, sociale e legata alla fertilità per le donne della Atwood, dipendente dall'appartenenza al Partito in Orwell.
Un altro tema comune è il controllo della parola, che se in 1984 si esprime con un continuo rimaneggiamento delle informazioni per adattarle al volere del governo, nel racconto della Atwood si esplicita con il divieto di usare determinate parole e persino di leggere e scrivere per le donne. Il tema della proibizione delle lettere in quanto strumento di acquisizione di un senso critico scomodo per la dittatura, è preponderante in Farenhait 451 con i suoi roghi di libri.
Si potrebbe tentare anche un confronto anche con il più recente V for Vendetta, graphic novel da cui è tratto il famoso film del 2005.
In definitiva, consiglio vivamente la lettura di questo libro, che da alcuni è stato definito "femminista", sia per l'inquietante verosimiglianza di ciò che racconta, sia perché porta a riflettere sul potere esercitato dagli uomini e dalle dittature sul corpo e sulle menti delle donne.

Aggiornamento: nel settembre 2019 è uscito il seguito de Il racconto dell'ancella intitolato I testamenti.

Utilità
Se ti è piaciuto questo libro potrebbero interessarti anche:
  • 1984 di George Orwell
  • Farenheit 451 di Ray Bradbury
  • Il mondo nuovo di Aldus Huxley
  • Le figlie del nord di Sara Hall
  • Ragazze elettriche di Naomi Alderman
  • V per Vendetta scritto da Alan Moore e illustrato da David Lloyd
  • Vox di Christina Dalcher

L'amazzone di Alessandro Magno

L'Amazzone di Alessandro Magno di Bianca Pitzorno, Mondadori, 2015.
Numero pagine:290
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2004
Genere: narrativa per ragazzi, romanzo storico
Ambientazione: Mediterraneo-Asia
Epoca: IV sec. a. C.
Età di lettura: dagli 11 anni

Giusto poco tempo fa ho scritto che solitamente non recensisco libri per bambini; beh, sto iniziando a fare delle eccezioni. Conosco la Pitzorno fin da bambina, quando mi ero innamorata di uno dei suoi libri, Diana, Cubido e il commendadore. Poi ho trovato questo, che mi è piaciuto subito, fin dal titolo: le amazzoni, le fiere donne guerriere della mitologia greca, ed Alessandro il Grande, uno dei più conosciuti fra i grandi personaggi storici dell'antichità greca, con la grandiosità delle sue imprese.
La protagonista di questo libro è una ragazzina, Mirtale, che si trova al seguito della grande spedizione in Asia del condottiero macedone.
Mirtale però non viene trattata come le donne greche, compagne degli eteri, i guerrieri ed amici più stretti di Alessandro, poiché lei è una trovatella; cresciuta per un certo periodo dai lupi e poi donata ad Alessandro, scopre di essere la probabile discendente della Regina delle Amazzoni, le forti cavallerizze di cui tanto si narra ma che nessuno sa dove vivano.
Cresciuta, per il volere di Alessandro, con un istruzione ed un addestramento come guerriera, affronterà il suo percorso, alla ricerca delle sue antenate ma soprattutto della sua identità, che la condurrà fino all'India.
In questo libro Bianca Pitzorno mette tutto l'amore per l'antichità greca e la conoscenza dei suoi personaggi, collocando la storia di Mirtale all'interno dei fatti della vita di Alessandro tramandati dagli storici, e pone in evidenza anche la questione della misoginia della civiltà greca, tanto avanzata in altri ambiti quando (per noi) arretrata in questo.
E' chiaramente un libro scritto in maniera piuttosto semplice, ma comunque pone spunti di riflessione non scontati, ed introduce al pensiero e al mito greco in maniera avvincente.
Assolutamente consigliato.